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ANTONIO D'ASCOLI

La #FestaSospesa: il giornalismo referenziale al tempo di una pandemia


di Elisabetta Nappo

  

Direttore D'Ascoli, in tempo di Covid-19, quali linguaggi e soprattutto quali strumenti, in ambito giornalistico sarebbe utile mettere in campo, per “raccontare” una #FestaSospesa?

«Nel tempo della #FestaSospesa, e del suo racconto, l’intento sarà riempire uno spazio, e non soltanto in termini nostalgici o celebrativi. A mio parere, bisognerebbe approfittare di questo “vuoto” culturale, per saggiare un percorso ideale che possa giungere alle radici delle nostre tradizioni, affinché questa ricerca interiore ci sorregga a superare criticità intrinseche, e note a noi tutti. Dovremmo provare a cogliere, in questa dimensione di sospensione, l’opportunità ad allontanarci da una certa autoreferenzialità, derivante da un eccesso di ‘gelosia’–spesso risvolto di amori passionali- affinché le nostre Feste, senza perdere le proprie identità, siano sempre più affiancate da modelli di eccellenza.»


Quali potrebbero essere questi “modelli di eccellenza”?

«Modelli riguardanti le istituzioni culturali, per esempio, o le scuole e le Università; oppure dall’impegno di artisti di fama nazionale e internazionale, o anche dalla cooperazione con istituti festivi che condividono esperienze culturali simili.»


Lei, quali soluzioni proporrebbe.

«Un superamento delle dimensioni locali, con la creazione di prodotti culturali da condividere, generando un attrattore solido e qualificato sui territori, capace di determinare virtuosi cicli economici di più ampio respiro. Sicuramente bisognerà favorire un dibattito tra i vari attori della Festa, comunità e istituzioni, e il giornalismo, in tutte le sue forme, da quello classico a quello multimediale, può essere in tal senso un ponte favorente un produttivo confronto.»


Secondo La sua opinione, quale punto sarà bene fissare per la ripartenza.

«Che al termine di questa pandemia, avremo intorno a noi un mondo diverso, che ci vedrà necessariamente riferirci a modelli culturali differenti».


Lei è stato l’ideatore di un format televisivo, “Gigli in salotto”, mandato in diretta, durante i venerdì sera dello scorso mese di Giugno, che ha riscosso un notevole successo.

«“Gigli in salotto” ha avuto sicuramente un successo inaspettato. Eravamo appena usciti dal più buio lockdown, e credo abbia saputo interpretare lo stato d’animo collettivo, di quel particolare momento storico. Il concept era molto semplice: se la Festa non può celebrarsi nelle strade, è la Festa che vi arriva in salotto, poiché, in fondo, la Festa è prima di tutto nei nostri cuori. La chiave di volta resta sempre la qualità dei contenuti, e la forma con la quale essi vengono proposti, sebbene in una dimensione lineare.»

Quali sono gli ingredienti giusti per realizzare un format sulla Festa che funzioni, in questo dato momento storico?

«Ad esempio, riproporre le storie che hanno fatto la storia della Festa o le canzoni che hanno tracciato un percorso musicale, oggi straordinario patrimonio culturale. Io credo che in questo momento di grande vuoto, “Gigli in salotto” abbia colpito il cuore delle persone.

Nel corso di questo racconto, però, bisogna avere la capacità, di far cogliere ai telespettatori, come quanto accade oggi nella Festa, comprese le sue criticità, appartenga a qualcosa di più grande. C’è un unico filo rosso che tiene unito passato – presente – futuro. E’ questa unitarietà che non va mai persa di vista e che forse chi ha seguito la trasmissione ha percepito »

Direttore, che ruolo possiamo attribuire al “fare  giornalismo”, in questo tempo di #FestaSospesa?

«In quest’epoca di tempo sospeso, di “Festa Sospesa”, il giornalismo penso reciti un ruolo rilevante, poiché gli stati d’animo delle persone appaiono amplificati, specie sui social, per cui diventa necessario registrare, in maniera scientifica, quanto stia accadendo attorno a noi, considerando che la cronaca di oggi sarà la storia di domani.»


Una storia che si ripropone lungo “corsi e ricorsi”, si potrebbe sostenere.

«Infatti. Del resto, l’attenzione verso le fonti storiche, (come ad esempio, gli Annali di Leonardo Avella), cui tanti di noi stanno attingendo in questo momento, potrebbe rappresentare una chiave di lettura di questi tempi, equiparabili ad altri tempi storici vissuti in una #FestaSospesa.

Indispensabile si presenta, allora, una sorta di rilevanza delle reazioni comunitarie, a questo evento straordinario, poiché bisogna tenere acceso il fuoco sacro, spirito delle tradizioni, considerato che in esse risiede l’identità di un popolo.»


Una forma di giornalismo referenziale, quindi.

«Un gioco delle parti, insomma, che fa appello all’autenticità delle testimonianze di questo “racconto”, di questa resilienza, che rappresenta un aspetto di grande rilevanza antropologica dell’immaterialità del nostro patrimonio culturale.»



Dir. Antonio D'Ascoli: Programma
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