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LELLO GUERRIERO

La Stella di Nola, nella Festa dei Gigli: fenomenologia di una paranza 2.0



di Elisabetta Nappo



È una delle realtà giglistico/culturali più significanti del panorama festivo contemporaneo.

La Stella è guidata dal 2013 –dopo la scomparsa di uno dei personaggi più amati della Festa dei Gigli: Peppe ‘a Caciotta- da Lello Guerriero, suo figlio.

Dal punto di vista storico, la paranza Stella, nata nel 1983, s’identifica in uno dei rioni più famosi e difficili della città di Nola: il “Madonna delle Grazie”, ma noto soprattutto come Rione Stella. Tale rilevanza sociale definisce, in maniera preminente, il legame esistente col territorio, al punto che, nella prospettiva antropologica, quest’aspetto sottolinea quanto, comunità e territorialità siano variabili fondamentali lungo i parametri di un processo di patrimonializzazione culturale.

La Festa quale patrimonio inestimabile di una comunità, che nel microcosmo della paranza esplica i suoi valori più autentici.

Esemplare, al fine di rilevare quanto la comunità si possa rinsaldare nella Festa finanche attraverso la paranza, è un episodio accaduto, nel 2016, dinanzi alla Cattedrale di Nola: la sfilata pacifica dell’universo Stella, per sostenere la causa di un’ingiusta esclusione dalla Festa di quell’anno, durante la domenica della ballata dei Gigli.

Giusto un anno fa, la “famiglia” Stella, presentò alla comunità nolana un progetto a carattere sociale di notevole interesse, per la Festa, e non solo: lo “Stella Academy”. Promosso dalle associazioni: “Paranza Nolana Stella” e “Caciotta Family”, il progetto era rivolto “a tutti i bambini di età non superiore ai 13 anni, destinato a favorire la loro partecipazione alla festa dei gigli attraverso la promozione di iniziative culturali e ludiche […]”.

L’emergenza sanitaria degli ultimi otto mesi, chiaramente non ha permesso lo svolgersi di numerose attività previste, anche se l’associazione stessa, durante i mesi precedenti al lockdown della scorsa primavera, era riuscita a coinvolgere tanti bambini, in diversi momenti di aggregazione sociale.

Festa, territorio, comunità, ecco il prototipo della paranza 2.0: “Stella, sei da vivere”.



[Bibliografia ragionata]

Quaderni fotografici, Una Stella tra i Gigli di Nola, (Immagini della memoria), (a cura di) G. Antonio Napolitano, Edizioni La Contea Nolana, 1998.

 




Dalla presentazione della Sua Stella, Signor Guerriero, salta all’occhio l’atipicità che contraddistingue il suo gruppo, dallo scenario dei Gigli. Eppure, la paranza che Lei comanda è una delle più ammirate, nella Festa.  In che modo, nel corso di questi anni, siete riusciti a conciliare la tradizione con l’innovazione?

 

«Dopo la scomparsa di mio padre, nella primavera del 2013, io sono stato scelto dalla mia paranza. Avevo, ed ho ancora tantissimo da imparare: tuttavia, noi tutti ci siamo uniti nella sua assenza, per portare avanti i valori festivi che lui ci aveva trasmesso. La Festa dei Gigli non è più la stessa che vagheggiava mio padre, ed io stesso non posso certo pensare di riconoscerla nel modo in cui mi è stata lasciata. Non è un mistero per nessuno che la Festa presenti delle criticità da limare, quindi, quale “famiglia” Stella, noi crediamo che se si voglia davvero ripartire insieme, bisogna farlo dai bambini.»


 

Una responsabilità sociale, quindi, che ben si accorda con un altro compito attribuito a un capoparanza: la leadership di un gruppo.


«Un cullatore ha un’arma molto potente, a suo favore: la possibilità di scegliere. Identificarsi con un gruppo, esserne parte integrante, è un valore aggiunto, per chi culla un Giglio, perciò, a mio parere, una delle prime preoccupazioni di un capoparanza deve essere quella di dare il buon esempio, sempre e comunque. Vede, noi non ci possiamo permettere di compiere errori.»


Eppure, Errare umanun est […]; ma qual è, secondo il capoparanza della Stella, l’errore più comune che possa compiere, chi occupa un ruolo come il suo.


«Perseverare. E la perseveranza, in alcune circostanze è un ostacolo. Un ostacolo che bisogna arginare. Sappiamo bene quanto il Giglio sia anche spettacolarizzazione: ma purtroppo, molto spesso, nell’estremizzare alcuni aspetti importanti della Festa, si rischia di ottenere l’effetto contrario.»


Il percorso progettuale della “Stella Academy” ha gettato le basi affinché la Festa dei Gigli possa essere ripensata partendo da presupposti precisi: insegnare, in questo caso ai bambini, quale strada intraprendere, per la salvaguardia del loro patrimonio culturale. Purtroppo, bisogna registrare quanto sia un atteggiamento condiviso da molti, il pensare che tale tutela possa essere solo affidata a una forma di cristallizzazione –assai improbabile, tra l’altro- della stessa tradizione. Alla luce di queste riflessioni, si potrebbe controbattere che la lungimiranza sia “stellare”, a quanto pare.

 


La “Stella Academy” vuole essere prima di tutto uno strumento, al fine di avvicinare, attraverso un percorso ludico, i più piccoli a tutto ciò che della Festa faccia parte. Abbiamo iniziato con la cartapesta, organizzando incontri con alcuni dei maestri più eccelsi in quest’arte. Attraverso un contributo simbolico, abbiamo consegnato loro un kit, contenente, tra l’altro, un fischietto e una maglietta. Con l’aiuto del maestro Feliciano, abbiamo composto una canzone. Se possa apparire lungimirante, lasciare che la passione per questa Festa getti dei semi nelle nuove generazioni, allora sì, la sua affermazione potrebbe essere veritiera.»


Una “Festa che non c’è”, per questo 2020. Lei cosa si augura possa restituire, negli anni a venire, alla magia dei Gigli questo nostro tempo sospeso?


«La bellezza. Che possa riguardare la sfilata dei Comitati, il Sabato della Festa, così come accadeva una volta, piuttosto che la cura della maestosità degli stessi Gigli, o il rispetto verso i cullatori. Noi affidiamo la nostra vita e la nostra Festa al nostro Santo Paolino, che della bellezza, con il suo esempio, ci ha insegnato l’essenza.»

Lello Guerriero: Relatori
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