
AVV. GIUSEPPE MONTANILE
Sindaco della Città di Brusciano
Brusciano, nel tempo di una #FestaSospesa: la politica del fare.
Nel tempo di una #FestaSospesa, la dicotomia “istituzione e territorio” richiede una vivacità dialogica significante, che s’impegni a identificare il valore storicistico dell’attualità.
Una tradizione culturale quale espressione olistica di una comunità, che manifesta -sia nella forma e sia nella sostanza- lo spirito vitale di un patrimonio immateriale, la Festa dei Gigli, d’inestimabile pregevolezza. Brusciano e la sua Festa, in una temporaneità diacronica che, sospesa, profetizza criticità immanenti; Brusciano e la sua storia, in una valorizzazione forse mancata, ma di certo non sottomessa. Tuttavia, l’accordo programmatico, che poneva su un tavolo dibattimentale un “percorso di Festa”, riguardante la tutela e la valorizzazione di elementi culturali storico/artistici, difetta di arbitrarietà.
Per esempio, la Masseria De Ruggero, simbolo di una tipologia costruttiva rurale, residenza settecentesca di una delle famiglie nobiliari più importanti del territorio, e Palazzo Semmola, prototipo di lascito architettonico di esemplare valore, non sono state oggetto, nel corso di questi anni, di un progetto di ristrutturazione valido, perdendo così un’occasione rilevante, da parte delle stesse istituzioni.
Eppure, sarebbe questa la strada da perseguire, con caparbio fervore: la creazione di “percorsi di festa”. Centoquarantacinque anni di tradizione, di storia, di Festa; questi numeri assumono un’accezione possente: ciò nonostante, la mancanza di un Archivio locale, ne snaturano l’essenza.
Abbiamo perso l’occasione per impiantare uno studio antropologico riguardante tanti aspetti della quotidianità festiva negli anni, quali l’abbigliamento, ad esempio, la qualità dei tessuti; la fisionomia umana, nei volti che mutano; il linguaggio musicale, nell’ausilio strumentale o lirico. Una quotidianità riguardante il modus vivendi, lungo le metamorfosi della città e dell’assetto urbanistico: una storia, insomma, non soltanto essenza di una Festa, ma finanche di una comunità e di un territorio.
E il punto, è proprio questo: la mancata creazione di un traffico d’intelligenze; noi rileviamo la presenza di un traffico producente PM10, ma non quello d’intelligenze, in un interscambio festivo, approfondito dallo studio, che lasci intravedere un incontro di esperienze, tra la rete delle città dei Gigli. Il disagio diviene evidente, poiché la mancanza di un dialogo d’intelligenze si materializza in un’analisi parziale del dibattito, in un limbo di esposizioni sommarie, improduttive, in un’estemporaneità imitativa, che mercifica l’immaterialità dei beni culturali.
Il Giglio quale merce di scambio, che non testimonia più la sua cultura, nella disgregazione di ciò che dovrebbe (ri)-creare, nella consapevole ammissione sociologica considerante la Festa un microcosmo, ove una proiezione paradigmatica diviene chiave di volta civile.
Una #FestaSospesa quindi, che nel rispetto e nella sicurezza sanitaria, interferisce nella nostra progettazione di sviluppo culturale.
Alla memoria, mi sovviene il “dialogo” abbozzato con i vertici della VI Municipalità del Comune di Napoli e dell’Associazione “Insieme”, capofila organizzativo della Festa dei Gigli di Barra, di qualche anno fa, alla presenza finanche di consiglieri comunali, durante un incontro di natura amicale, avvenuto proprio la domenica della ballata.
Al vaglio, la mia proposta di creare un tavolo permanente, fra tutti gli organi precostituiti, che potessero far rete intorno all’istituto festivo dei Gigli.
Ora, all’ordine del giorno, purtroppo, ci sono altre priorità, che relegano ai margini l’impegno riguardante la tutela e alla valorizzazione della Festa.
È pur vero che, nel corso degli ultimi mesi, nel rispetto delle norme governative, abbiano avuto luogo fiere e sagre locali, però, è altrettanto vero che, per la loro tipologia festiva, i Gigli non presentano nessun cavillo antropologico che possa consentire il loro svolgimento, in maniera convenzionale; ed è per questo che noi -organi istituzionali- abbiamo il dovere di guardare in faccia la realtà.
Con il provvedimento comunale emanato il 16 agosto scorso, l’amministrazione bruscianese, nella figura del Sindaco, è stata costretta a sospendere la Festa, e a vietare qualsiasi forma di assembramento pubblico, nei giorni concernenti la settimana culminante nella ballata della domenica.
L’analisi si presenta gravosa, poiché siamo dinanzi ad una precisa presa di coscienza: la Festa dei Gigli, nella forma e nella sostanza, necessiterà di processi trasformativi, anche se non sappiamo in quali modi, e in quali tempi, questo dovrà o potrà accadere.
L’istituto festivo dei Gigli si manifesta attraverso un meccanismo di aggregazione sociale, inverosimile talvolta, e totalizzante Da parte nostra, la tutela della sicurezza sanitaria degli spettatori potrebbe anche essere un aspetto su cui lavorare, ma in che modo potremmo noi garantire il distanziamento sociale fra gli attori della Festa? È chiaro che nell’immediato si ragiona, all’unisono, sulla sospensione: ma poi, cosa accadrà?
Tanti sono gli interrogativi che affollano i nostri pensieri, poiché, da parte nostra, vigila l’obbligo morale e istituzionale di difesa della storia e della tradizione, nella disciplina di un indiscutibile Regolamento.
Un Regolamento, quello della città di Brusciano, che nell’assetto urbanistico e nell’organizzazione sociale del territorio definisce i canoni del tempo festivo. Un Regolamento, che nonostante si snodi in norme accorte alla valorizzazione della Festa, non è immune da sedicenti “giuristi”, intenti a trasformare il rilancio culturale in un terreno di scontro istituzionale.
Quando l’azione è slegata dall’elaborazione, è evidente che diviene improvvisazione: se in ambito amministrativo non si comincerà a lavorare a una sorta di sinergia istituzionale, tra diversi interlocutori, difficilmente potremo instradare un “percorso della festa”. Università, Accademie, Conservatori, territori inesplorati e ricettacoli d’incontro di menti e intenti: se non avremo il coraggio di sfidare la superficialità, la banalità e l’ovvietà dei tempi correnti, non potremo di certo dare origine a un incontro di saperi, e di sapori -nella riproposta finanche di un percorso gastronomico “giglistico”- che possa gettare le fondamenta di un mondo festivo di valore.
Per quanto mi riguarda, pur dovendo fare i conti con le criticità istituzionali, che individuo nella mia Amministrazione, non ho intenzione di mollare la presa.
Ben venga, allora, questo nostro incontro virtuale, che s’impegna a discutere intorno ad un argomento così articolato. In una società come la nostra, non più abituata al dibattito e al confronto, un convegno, quale momento di riflessione e di concerto, assume un valore culturale non trascurabile, poiché senza discussione e senza dualismo critico non c’è Festa.
È abbastanza paradossale dover registrare, da parte nostra, quanto le menti profonde non abbiano mai la possibilità di incontrarsi, mentre quelle superficiali s’incontrino sempre, nella mediocrità e nell’approssimazione del chiacchiericcio, da piazza e da strada.
E allora, perché non lavorare, insieme, alla creazione di una concertazione permanente, che possa essere luogo d’incontro di sinergie mirate, nell’identificazione di competenze culturali?
Nola patria dei Gigli; Brusciano città della cartapesta; Barra terra di musicisti, in una sola prospettiva storico/antropologica: inclusione.
In una società che nell’immediato pone sul tavolo verde valori quali democrazia, liberalità e cultura, in un atteggiamento tendente all’oligarchia, secondo la mia opinione, bisognerebbe procedere in controtendenza. Le idee non si possono richiudere in un perimetro murario, come neppure la “cultura dei Giglio”. Se ricorressimo a un’immagine metaforica, dovremmo far riferimento ai paesaggi di alcune zone della nostra Regione. Raggiungere borghi e centri urbani del Cilento, ad esempio, presuppone un viaggio in cui si macinano chilometri, per giungere a destinazione, senza incontrare, lungo il cammino, luoghi abitati, ma soltanto vasti scenari naturali. Ed ecco che la stessa morfologia ci viene in soccorso, nell’applicazione del concetto di “città metropolitana”, per quanto concerne il nostro territorio: città che s’incontrano, Feste che s’incontrano.
Sottovalutare questo elemento, potrebbe essere un azzardo: intrecciare catene economiche e culturali, lungo un asse viario, non soltanto simbolico, presupporrebbe catene prima di tutto urbane e umane, lungo quel binomio imprescindibile di comunità e territorio.
Appare chiaro a noi tutti che, quella attraversata in questo momento, sia soltanto una fase di transizione, per la Festa. Tuttavia, bisogna fare molta attenzione, affinché l’essenza della sospensione del tempo festivo possa essere vissuta nel ricordo, senza operare su di essa nessuna operazione di rimozione, non desistendo, né allontanando dalle nostre priorità, la delicata “questione culturale”.
È evidente, quanto il nostro intento non sarà sostituire un’assenza attraverso le parole; del resto che la Festa non ci sia stata, e probabilmente continuerà a non esserci, è un dato oggettivo di grande peso, sia per le comunità e sia per i territori, ma piuttosto di lavorare all’applicazione di atti concreti strumentali.
Dal punto di vista antropologico, i Gigli segnalano una sospensione temporanea, che si manifesta in una ciclicità coincidente il tempo festivo: non è un caso che per la comunità bruscianese, la chiusura dei festeggiamenti, il martedì dopo la ballata della domenica, corrisponda alla fine di un anno. Tutto questo, per questo 2020, è venuto chiaramente a mancare.
Dal 2018, l’amministrazione che rappresento, con un atto di coraggio, ha cercato d’impedire, durante i giorni della Festa, che la città si svuotasse, attraverso l’istituzione di percorsi gastronomici e di un’isola pedonale, con due kilometri e mezzo di passeggiata.
Per la #FestaSospesa dello scorso Agosto, nonostante le restrizioni, abbiamo cercato di non scalfire l’elemento autentico segnante 145 anni di storia: certo la ballata dei Gigli non c’è stata, ma ciò non ha impedito la presenza di elementi festivi quali l’isola pedonale, la passeggiata, la presenza di luminare lungo l’asse viario, culminanti con la presenza di simboli (sistemati a curi dai vari Comitati) che potessero essere identificativi della nostra tradizione.
Secondo la mia opinione, l’autorevolezza amministrativa si manifesta anche in tal modo, attraverso chiari e lucidi messaggi lanciati al territorio. Non bisogna lasciare “spazi vuoti”, neppure in tempi incerti, come quelli che ci troviamo a vivere, per quanto riguarda la Festa, ma piuttosto indicare la strada maestra, poiché il territorio e la comunità necessitano di una guida culturale.
Richiamando alla mente, i moniti di Mons. Marino, penso che bisognerebbe fare ammenda, da parte nostra, poiché, nel corso di questi anni, non ci siamo adoperati, con veemenze, ad arginare i fervori di questa Festa, lasciando che essa si svolgesse attraverso modalità distorte. Oggi, dobbiamo fare i conti con una Festa che non c’è, senza aver avuto la capacità di comprendere in tempo, quanto il dualismo Festa – festeggiamento fosse in realtà imperfetto.
Abbiamo portato in scena uno spettacolo musicale senza uno spartito, trascurando l’elemento fondamentale del tempo festivo. Nella concezione del Regolamento della Festa dei Gigli di Brusciano, un regolamento tanto criticato e poco apprezzato, abbiamo cercato di percepire una struttura festiva attraverso dei principi fondamentali, che dividessero il tempo festivo in fasi; ecco, noi, in questi mesi, abbiamo dimenticato che a saltare fosse stato solo la fase finale dell’istituto festivo dei Gigli: la ballata. E allora il mio invito è a riflettere, tutti insieme, di quanto il nostro stesso approccio alla valorizzazione della Festa dei Gigli debba avviarsi lungo sentieri più impervi, ma di sicuro più fruttuosi.
Uno dei limiti della nostra contemporaneità è l’azione senza giudizio. Per esempio, quando ammiriamo un’opera d’arte, lungo le sale di un museo, siamo trattenuti dal non toccarla, soprattutto per la sua bellezza e per la sua maestosità: basterebbe ragionare su quest’assunto, ossia sulla natura artistica della macchina da festa, del Giglio, per spingerci nella direzione giusta.
Nel 2015, quando ero Presidente dell'Ente Festa, fu redatto e approvato il Regolamento della Festa dei Gigli di Brusciano, poiché sapevamo quanto importante fosse diventato cercare di avvicinare la Festa alla gente, e non solo viceversa.
Lasciare che la comunità, lungo lo spazio territoriale della città, si appropri del tempo festivo, significa finanche chiarire quanto il Giglio sia soltanto un elemento del tempo festivo, e che non debba essere confuso con la sua interezza.
La promozione di un Regolamento, che preveda una programmazione che duri un anno intero, definisce un aspetto funzionale ben preciso: la ballata domenicale dei Gigli, quale ultimo atto dell’intera organizzazione del percorso festivo.
La concretizzazione di un disegno regolamentare, suddiviso in trenta articoli, che ha proiettato l’impianto festivo verso una precisa necessità: l’individuazione di uno schema che cerchi di scongiurare cortocircuiti pericolosi.
La politica ha ragion d’essere, nella logica festiva. L’interferenza, semmai, proviene da quei settori impegnati più a smantellare, che a costruire, un percorso culturale, lungo il quale indirizzare la Festa. Il nostro Regolamento si rivolge al territorio, alla comunità, ai quei 145 anni di storia, che abbiamo il dovere morale di tutelare, attraverso atti politici, tendenti a non essere restrittivi, ma, al contrario, concessivi di un tempo festivo condiviso, che richiami a un ordine “culturale”.
Nell’impegno politico, educare alla Festa, nel rispetto della tradizione e nel richiamo al bene comune. Il sentore festivo, potrebbe essere paragonato a un bollettino dei naviganti, ove non ci sarebbe da sottolineare la presenza di un mare in burrasca, ma semmai la presenza di un’onda anomala, che minaccia la navigazione del più esperto dei marinai.
Starà all’impegno politico, e alla responsabilità istituzionale, ricondurre in porto il marinaio, allegoria benevola dei centoquarantacinque anni di storia della nostra amata Festa.
Grazie per la vostra attenzione.
Avvocato Giuseppe Montanile
Sindaco della città di Brusciano.